UGO GUIDI
" L'arte non può essere ne' tutta emozioni né tutta armonia. Ci deve essere sempre un riferimento alla vita, nell'opera. Io credo che anche quelle opere che comunemente si chiamano astratte, non lo siano completamente. "
Ugo Guidi
Ugo Guidi
"Un uomo taciturno, affidabile e timido, dal corpo asciutto come un rametto d'ulivo. Gli occhi, di un azzurro pulito, erano piccolini, ma talvolta emanavano una luce concentrata, molto intensa."
Così Raffaele Carrieri, poeta sensibile e attento, descriveva, in un suo scritto del 1969, lo scultore Ugo Guidi. E descriveva lo scultore proprio nel suo luogo di lavoro, che non era un atelier o un polveroso laboratorio come se ne vedono tanti a valle delle Apuane, ma il giardino della sua casa a Vittoria Apuania, perché era proprio lì che prendevano vita le sue sculture, fra platani e pini e pioppi. In questo giardino Guidi faceva nascere le sue opere.
LA VITA
Ugo Guidi nasce a Montiscendi (Pietrasanta) il 14 settembre del 1912 ma trascorre a Querceta l'infanzia e la gioventù.
Rimasto orfano in tenera età per la morte del padre nella Grande Guerra nel 1918 si lega ancor più alla madre. Il carattere e il rapporto con la vita stessa, restano segnati da un'infanzia vissuta in ristrettezze economiche e dalle angosce della madre rimasta vedova.
Ma è subito l'arte che gli si schiude innanzi: la sua acuta sensibilità si realizza nell'esercizio del disegno. Le immagini sacre trovate nei cassetti materni sono i primi soggetti di un lavoro grafico quotidiano che non abbandonerà più. La passione per il disegno, evasione dai disagi di una giovinezza malaticcia, lo porta a frequentare la Scuola d'Arte di Pietrasanta.
Il ricordo agrodolce del pane portato da casa e mangiato frugalmente fra i blocchi di marmo sui piazzali delle segherie, lontano dagli amici come a proteggersi da qualsiasi commiserazione e a rafforzare, senza compromessi, quello che veramente è, li porterà indelebilmente con sé.
Sono gli anni della formazione artigiana ed artistica; dopo la Scuola d'Arte frequenta l'Accademia di Belle Arti di Carrara sotto lo scultore Arturo Dazzi che apprezzandone i risultati artistici conseguiti lo chiamerà all'Accademia stessa come assistente.
Gli studi proseguono fino al 1936 e nel 1937 ottiene il primo premio di scultura al Premio Dervillé di Carrara.
Nel 1940 sposa Giuliana Iacometti, la compagna di tutta la vita, la quale con profondo amore riesce non solo a modificare il temperamento estroverso e vivace per assecondare il carattere dell'artista, chiuso e riflessivo, ma anche molto spesso gestisce i problemi del quotidiano perché il marito possa realizzare la sua arte in piena libertà, libero da qualsiasi condizionamento. Dopo la scomparsa del marito lotterà con passione perché la sua opera possa avere un ampio riconoscimento, allestendo e promuovendo manifestazioni espositive di carattere antologico in varie città italiane. La famiglia di Ugo Guidi si realizza con la nascita dei figli Vittorio nel 1944 e Fabrizio nel 1952, e la famiglia resterà un valore fondamentale della sua vita, dove realizzerà i sentimenti più teneri e sereni. Arte, famiglia e insegnamento all'Accademia sono fulcri interagenti di Ugo Guidi uomo ed artista.
Dal 1948 al 1976 è insegnante di scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara e si prodigherà nella formazione di studenti, che prima d’essere artisti devono essere abili artigiani, padroni del proprio mestiere; la scuola è formazione tecnica e culturale, le qualità dell'artista sapranno manifestarsi solo su una sicura base professionale. Questo non solo lo insegnerà ma lo proporrà col suo esempio. E', infatti, nel 1956, all'età di 44 anni, che espone per la prima volta le opere che esegue fin dalla gioventù, dietro l'interessamento e l'incoraggiamento di Ottone Rosai e Piero Santi alla Galleria "La Strozzina" di Palazzo Strozzi a Firenze.
L'operare artistico ricopre interamente la sua giornata: la mattina insegna in Accademia, disegnando insieme agli allievi, nel pomeriggio nel suo studio di Forte dei marmi, dove è andato ad abitare dopo il matrimonio ed ha costruito l'abitazione-studio nel 1950. Ugo Guidi lavora instancabilmente qualsiasi materiale ma soprattutto la locale pietra di Porta, un tufo, dura materia utilizzata nell'edilizia, che caratterizzerà tutta la produzione scultorea dal 1950 al 1965.
È invitato alle maggiori rassegne nazionali quali le Biennali di Milano, le Quadriennali di Roma, il Fiorino di Firenze, le Biennali di Scultura di Carrara, Arte e Sport di Firenze, Biennali del Bronzetto di Padova. Dal 1958 mostre personali si susseguono da Roma a Milano, Torino, Parma, Modena, Potenza, pur presentando sempre in anteprima le opere più recenti alla Galleria "L'Indiano" di Firenze, essendo legato da amicizia e stima con Piero Santi e Paolo Marini.
L'ondata estiva della cultura italiana in vacanza lo avvicina a molti artisti ma soprattutto a Rosai, Soffici, Funi, Mirko, Maccari, Cagli, Gatto, Dallapiccola, De Grada, Migneco e Treccani, ma è l'uomo Guidi che vive e matura in sé quello che poi estrinseca nell'operare quotidiano. In estate lavora l'argilla e disegna mentre in inverno scolpisce, ed ogni opera è il lungo e faticoso frutto dello sbozzatore, del tecnico, del poeta, del ricercatore che vivono nella sua persona.
Il percorso artistico si realizza pienamente nella tranquilla esistenza a Forte dei Marmi, dove il sole, il mare, la collina e la montagna vivono in una simbiosi ottimale, uniti e influenzati da una luce ora riverberante ora amalgamante, una luce versiliese apprezzata ed amata da molti artisti. In quest’ambiente naturale, dove la natura si mantiene in posizione discreta ma suggeritrice, Guidi opera con una ricerca continua, mai soddisfatto dei risultati creativi raggiunti.
I brevi viaggi all'estero, in compagnia degli allievi dell'Accademia sulle tracce dell'arte europea, gli fanno sempre rimpiangere il solitario operare giornaliero nella sua quieta casa. Soltanto le brevi visite a Firenze, in occasione d’esposizioni personali sue o di amici, lo stimolano e lo appagano.
Nel 1965 prende uno studio a Firenze in compagnia dell'amico pittore Arturo Puliti ma l'alluvione dell'Arno del 1966 distrugge tutte le opere fittili, non ancora cotte, ivi conservate, dopo un'esposizione fiorentina.
Il soggetto sportivo, avendo giocato come portiere in gioventù, sarà sempre presente in tutta la sua produzione. Nel 1969 realizza l'opera monumentale "Il Portiere" per lo Stadio comunale di Forte dei Marmi.
Nel 1970 è nominato Accademico Corrispondente nella sezione Scultura dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Vince il concorso nazionale per un bassorilievo dal titolo "Giochi della Gioventù" per il Palazzo degli Studi di Sarzana.
La conoscenza di Artemio Franchi, presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, lo stimola alla realizzazione di numerose opere aventi per soggetto il gioco del calcio. Fra queste lo stesso Franchi sceglie quella che Ugo Guidi realizza di persona a misura monumentale nel 1974 col titolo "I Calciatori", che, posta nel Centro Tecnico Federale di Calcio di Coverciano a Firenze, sarà inaugurata ufficialmente due anni dopo la scomparsa dell'artista.
Nel 1975 per i venticinque anni di attività della Galleria "L'Indiano" di Firenze realizza un'opera dal titolo "L'Indiano a Firenze" che, fusa in bronzo, sarà consegnata al Gabinetto Vieusseux a Mario Luzi, Luigi Baldacci, Rafael Alberti, Umberto Baldini e Raffaele De Grada.
Nel 1976, nel pieno dell'attività intellettiva e fisica, si manifesta in modo palese quel male incurabile diagnosticato due anni prima.
L'ultima scultura, ”I Vincitori", realizzata nel 1976, raffigura il podio dei vincitori dell'Olimpiade di Montreal.
Nel 1977 realizza unicamente disegni e tempere, dalle quali è possibile ricostruire il dramma fisico e psicologico di un uomo vitale che lotta senza speranza contro il male. Quest'ultima produzione è presentata pochi giorni prima della morte alla Galleria "La Vecchia Farmacia" di Forte dei Marmi col titolo "Il Grido". Il 10 luglio 1977 Ugo Guidi muore nella sua casa-studio di Vittoria Apuana a Forte dei Marmi.
Rimasto orfano in tenera età per la morte del padre nella Grande Guerra nel 1918 si lega ancor più alla madre. Il carattere e il rapporto con la vita stessa, restano segnati da un'infanzia vissuta in ristrettezze economiche e dalle angosce della madre rimasta vedova.
Ma è subito l'arte che gli si schiude innanzi: la sua acuta sensibilità si realizza nell'esercizio del disegno. Le immagini sacre trovate nei cassetti materni sono i primi soggetti di un lavoro grafico quotidiano che non abbandonerà più. La passione per il disegno, evasione dai disagi di una giovinezza malaticcia, lo porta a frequentare la Scuola d'Arte di Pietrasanta.
Il ricordo agrodolce del pane portato da casa e mangiato frugalmente fra i blocchi di marmo sui piazzali delle segherie, lontano dagli amici come a proteggersi da qualsiasi commiserazione e a rafforzare, senza compromessi, quello che veramente è, li porterà indelebilmente con sé.
Sono gli anni della formazione artigiana ed artistica; dopo la Scuola d'Arte frequenta l'Accademia di Belle Arti di Carrara sotto lo scultore Arturo Dazzi che apprezzandone i risultati artistici conseguiti lo chiamerà all'Accademia stessa come assistente.
Gli studi proseguono fino al 1936 e nel 1937 ottiene il primo premio di scultura al Premio Dervillé di Carrara.
Nel 1940 sposa Giuliana Iacometti, la compagna di tutta la vita, la quale con profondo amore riesce non solo a modificare il temperamento estroverso e vivace per assecondare il carattere dell'artista, chiuso e riflessivo, ma anche molto spesso gestisce i problemi del quotidiano perché il marito possa realizzare la sua arte in piena libertà, libero da qualsiasi condizionamento. Dopo la scomparsa del marito lotterà con passione perché la sua opera possa avere un ampio riconoscimento, allestendo e promuovendo manifestazioni espositive di carattere antologico in varie città italiane. La famiglia di Ugo Guidi si realizza con la nascita dei figli Vittorio nel 1944 e Fabrizio nel 1952, e la famiglia resterà un valore fondamentale della sua vita, dove realizzerà i sentimenti più teneri e sereni. Arte, famiglia e insegnamento all'Accademia sono fulcri interagenti di Ugo Guidi uomo ed artista.
Dal 1948 al 1976 è insegnante di scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara e si prodigherà nella formazione di studenti, che prima d’essere artisti devono essere abili artigiani, padroni del proprio mestiere; la scuola è formazione tecnica e culturale, le qualità dell'artista sapranno manifestarsi solo su una sicura base professionale. Questo non solo lo insegnerà ma lo proporrà col suo esempio. E', infatti, nel 1956, all'età di 44 anni, che espone per la prima volta le opere che esegue fin dalla gioventù, dietro l'interessamento e l'incoraggiamento di Ottone Rosai e Piero Santi alla Galleria "La Strozzina" di Palazzo Strozzi a Firenze.
L'operare artistico ricopre interamente la sua giornata: la mattina insegna in Accademia, disegnando insieme agli allievi, nel pomeriggio nel suo studio di Forte dei marmi, dove è andato ad abitare dopo il matrimonio ed ha costruito l'abitazione-studio nel 1950. Ugo Guidi lavora instancabilmente qualsiasi materiale ma soprattutto la locale pietra di Porta, un tufo, dura materia utilizzata nell'edilizia, che caratterizzerà tutta la produzione scultorea dal 1950 al 1965.
È invitato alle maggiori rassegne nazionali quali le Biennali di Milano, le Quadriennali di Roma, il Fiorino di Firenze, le Biennali di Scultura di Carrara, Arte e Sport di Firenze, Biennali del Bronzetto di Padova. Dal 1958 mostre personali si susseguono da Roma a Milano, Torino, Parma, Modena, Potenza, pur presentando sempre in anteprima le opere più recenti alla Galleria "L'Indiano" di Firenze, essendo legato da amicizia e stima con Piero Santi e Paolo Marini.
L'ondata estiva della cultura italiana in vacanza lo avvicina a molti artisti ma soprattutto a Rosai, Soffici, Funi, Mirko, Maccari, Cagli, Gatto, Dallapiccola, De Grada, Migneco e Treccani, ma è l'uomo Guidi che vive e matura in sé quello che poi estrinseca nell'operare quotidiano. In estate lavora l'argilla e disegna mentre in inverno scolpisce, ed ogni opera è il lungo e faticoso frutto dello sbozzatore, del tecnico, del poeta, del ricercatore che vivono nella sua persona.
Il percorso artistico si realizza pienamente nella tranquilla esistenza a Forte dei Marmi, dove il sole, il mare, la collina e la montagna vivono in una simbiosi ottimale, uniti e influenzati da una luce ora riverberante ora amalgamante, una luce versiliese apprezzata ed amata da molti artisti. In quest’ambiente naturale, dove la natura si mantiene in posizione discreta ma suggeritrice, Guidi opera con una ricerca continua, mai soddisfatto dei risultati creativi raggiunti.
I brevi viaggi all'estero, in compagnia degli allievi dell'Accademia sulle tracce dell'arte europea, gli fanno sempre rimpiangere il solitario operare giornaliero nella sua quieta casa. Soltanto le brevi visite a Firenze, in occasione d’esposizioni personali sue o di amici, lo stimolano e lo appagano.
Nel 1965 prende uno studio a Firenze in compagnia dell'amico pittore Arturo Puliti ma l'alluvione dell'Arno del 1966 distrugge tutte le opere fittili, non ancora cotte, ivi conservate, dopo un'esposizione fiorentina.
Il soggetto sportivo, avendo giocato come portiere in gioventù, sarà sempre presente in tutta la sua produzione. Nel 1969 realizza l'opera monumentale "Il Portiere" per lo Stadio comunale di Forte dei Marmi.
Nel 1970 è nominato Accademico Corrispondente nella sezione Scultura dell'Accademia delle Arti del Disegno di Firenze. Vince il concorso nazionale per un bassorilievo dal titolo "Giochi della Gioventù" per il Palazzo degli Studi di Sarzana.
La conoscenza di Artemio Franchi, presidente della Federazione Italiana Gioco Calcio, lo stimola alla realizzazione di numerose opere aventi per soggetto il gioco del calcio. Fra queste lo stesso Franchi sceglie quella che Ugo Guidi realizza di persona a misura monumentale nel 1974 col titolo "I Calciatori", che, posta nel Centro Tecnico Federale di Calcio di Coverciano a Firenze, sarà inaugurata ufficialmente due anni dopo la scomparsa dell'artista.
Nel 1975 per i venticinque anni di attività della Galleria "L'Indiano" di Firenze realizza un'opera dal titolo "L'Indiano a Firenze" che, fusa in bronzo, sarà consegnata al Gabinetto Vieusseux a Mario Luzi, Luigi Baldacci, Rafael Alberti, Umberto Baldini e Raffaele De Grada.
Nel 1976, nel pieno dell'attività intellettiva e fisica, si manifesta in modo palese quel male incurabile diagnosticato due anni prima.
L'ultima scultura, ”I Vincitori", realizzata nel 1976, raffigura il podio dei vincitori dell'Olimpiade di Montreal.
Nel 1977 realizza unicamente disegni e tempere, dalle quali è possibile ricostruire il dramma fisico e psicologico di un uomo vitale che lotta senza speranza contro il male. Quest'ultima produzione è presentata pochi giorni prima della morte alla Galleria "La Vecchia Farmacia" di Forte dei Marmi col titolo "Il Grido". Il 10 luglio 1977 Ugo Guidi muore nella sua casa-studio di Vittoria Apuana a Forte dei Marmi.
L'ARTE
Dagli anni sessanta in poi predomina la produzione di opere realizzate in terracotta, pur riaffiorando di tanto in tanto l’antico amore per il tufo versiliese. In questi anni, Guidi introduce materiali nuovi, ampliando così la sua ricerca e sperimentazione verso proposte diversificate. Abbiamo quindi opere in ceramica, bronzo e cemento che incrementano la già variegata produzione dell’artista. Le tematiche affrontate riguardano sempre gli animali, le figure a cavallo, re-interpretate negli anni settanta con la serie di “Cavallo e cavaliere”, i ritratti, le statue di piccole e medie dimensioni. Tra i bassorilievi, la cui produzione recensita e documentata risale al 1956, riveste gli stili arcaici e gotici-romanici per quanto riguarda le tematiche religiose ed affronta il primitivismo in tutte le altre realizzazioni degli anni ’70.
Gli anni ’60 sono anni che vedono le realizzazioni delle grandi ricerche operate dall’artista: l’arcaicismo lascia spazio all’informale dal 1962 con “Bue squartato” terracotta; l’informale al pseudo – astratto dal 1966 con “Figura a cavallo”, terracotta. All’astrazione seguirà la scomposizione
di volumi geometrici dalle ampie superfici: “Belva”, 1969, terracotta. Successivamente sarà l’interpretazione dello spazio in termini di scomposizione geometrica della figura, ad assorbire la creatività di Guidi con la serie di opere astratte che affrontano la tematica di “Figura in ambiente”, terrecotte del 1966; dello “Svolgimento della figura nello spazio”, terrecotte patinate degli anni 1966 e “Partoriente”, cemento del 1968. Nello stesso decennio inizia una nuova ricerca: “Le figure TOTEM”, il cui esordio risale al 1964, anticipato nel 1962 da una testa in pietra dove appaiono chiaramente i primi riferimenti alle figure totemiche. Dopo una pausa di cinque anni, la sperimentazione su questa tematica riprenderà nel 1969. realizzando tutti quei soggetti cari all’artista, vale a dire, figure femminili soprattutto, ma anche volti di donna e di ragazzo, per arrivare sul finire degli anni ’70 ad interpretare il blocco di marmo come una crisalide entro la quale sia racchiuso l’embrione umano …o un embrione di realtà.
Egli confessò un giorno, all’amico di sempre, il pittore Arturo Puliti: "Vedi, sento questa spinta, questo andare incontro ad una visione che va oltre il realismo… che mi proietta verso una visione più realizzata… vorrei arrivare a fare un’astrazione che abbia come radice, sempre, un embrione di realtà". Troviamo, nel 1959, un’anticipazione del concetto di ritorno allo stato primordiale e/o embrionale formalizzato da Guidi in “Donna sedia” terracotta, poi abbandonata e ripresa nel 1974 dopo il maturarsi di tali convincimenti interiori, con “Donna poltrona” terracotta dove esprime chiaramente tali concetti
Ma se la ricerca Totemica ha un significato simbolico legato alla rivisitazione della più antica civiltà, il messaggio “storico” proposto da Guidi è, in chiave astratta, legato al momento artistico e stilistico che Guidi stava affrontando. La ricerca condotta sulla forma totemica, quale massa su cui incidere, disegnare, lo condurrà ad un' interpretazione della materia stessa, quale massa marmorea, che, compatta, si stacca dalla cava per dare vita a realtà uniche. Nascono così opere rappresentanti blocchi di marmo sui quali sono incise figure astratte e stilizzate.
All’interno di questo percorso artistico che lo vede impegnato nella ricerca e sperimentazione supportata da una copiosa produzione di disegni ispiratori delle opere scultoree, Ugo Guidi mantiene costante il grande amore che manifesta per l’universo femminile.
Un mondo, quello della donna, che Guidi affronta con delicatezza e sensibilità poetica, dove la femminilità viene esaltata senza mai trascendere, soprattutto nei disegni, il cui tratto morbido e continuo accentua la dolcezza delle curve. Ella, è spesso colta nell’intimo e vezzoso atto della cura del proprio aspetto, al mattino, al risveglio, mentre si pettina, si guarda allo specchio. Fugaci momenti di frivolezza che intenerivano e commuovevano l’animo chiuso e sensibile dell’artista, che vedeva, in tale civettuola gestualità, l’essenza di un'antica, delicata e sensuale femminilità, suscitandogli il desiderio di fermare questi attimi in una "poetica modellata".
Se da un lato, la “Donna femminea”, con la sua discreta ed elegante sensualità affascinava l’artista, la “Donna madre” suscitava in lui forti sentimenti di rispetto e di stima per la sua capacità di generare la vita. Già nel 1949 con l’opera lignea “Adolescente” mostra i contenuti della sua interpretazione della maternità, racchiusi nel gesto che la fanciulla fa con la mano portandola al ventre, indicando, in tal modo la sede del centro della vita. Un gesto simbolico, col quale la fanciulla significa la sua uscita dall’infanzia ed annuncia l’età feconda.
Dopo quest'opera, la prima che affronta il tema della maternità, ne seguono molte altre realizzate in tutti gli stili che l’artista ha affrontato nel corso della sua carriera, fino alla “Maternità Totem” del 1971.
Enrica Frediani
LE OPERE
La produzione artistica di Ugo Guidi è stata veramente notevole; per semplicità espositiva abbiamo raggruppato le sue opere :
LE MOSTRE
Le opere di Ugo Guidi sono state esposte in numerose mostre personali e collettive allestite in tutta Italia:
Mostre personali
Mostre collettive
Mostre personali
Mostre collettive
LA CRITICA
".... ebbe molti amici che gli vollero bene e lo stimarono.... la sua fisionomia di scultore non insensibile al dialogo e alla considerazione delle vicende culturali, ma anche, insieme, appartato nella sua solitudine, sempre molto attento a non tradire le aspirazioni creative e le più profonde convinzioni interiori.... Gli altri incontri avvennero molti anni più tardi, a Carrara e dintorni, con una visita al suo studio, e scambi di idee e di impressioni sul lavoro, sui problemi della scultura, sulle materie, e perfino sulla scuola, che nei primi anni settanta dava qualche preoccupazione. O meglio ero io a esprimergli le mie, perché Guidi, per la verità, non si lasciava mai condizionare dalle contestazioni e dai gesti clamorosi, tanto che mi trovavo talvolta a individuare il distacco e in definitiva l'equilibrio. Era certo che non si dovesse scendere su un terreno lesivo della libertà personale, e che occorreva saper pazientemente aspettare il recupero di una condizione magari più aperta, ma anche garantista del ruolo della docenza. Mi esprimeva tale sua convinzione in maniera sempre molto laconica, spesso con quella sua mimica schietta d'occhi, di gesti e d'espressioni, che valeva più di un lungo discorso. Laconico era del resto anche quando mi diceva di sé, dei suoi progetti, di ciò che aveva fatto. E per questo - anche per questo - mi piaceva intrattenermi con lui, uomo della mia generazione con idee e principi sui quali non avevo bisogno ( e lui con me) di dilungarmi, perché acquisiti e inalienabili. Fu Guidi - fra altri, più di altri - a confortarmi nell'idea che ognuno deve portare nella società il proprio contributo, senza forzature né ipocrisie, confidando sul valore del confronto dialettico, anche quando si debbano assumere atteggiamenti scomodi, difficili, impopolari. Quella che in me era anzitutto una convinzione ideologica, appariva in lui come una concreta e innata esigenza di schiettezza e sincerità. .... il suo cammino è stato tutt'altro che unidirezionale, e che di tempo in tempo l'artista manifesta inquietudini ed esigenze nuove che si concretano in ricerche appassionate. Così finisce per identificarsi sempre in opere vive e significanti ...."
Pier Carlo Santini - 1982
"....ci accomunavano doti di carattere spirituale: riservatezza, timidità spontaneità.... Era riservato, timido, schivo: non poteva certamente "far carriera" come si dice. E ciò è un gran merito.
Amava la sua professione e la sua Scuola e ai suoi allievi ha dato qualcosa di più che un semplice insegnamento scolastico: l'amore per l'arte, la libertà di espressione, l'indirizzo alla ricerca di vie espressive diverse che meglio riflettessero il mondo nel quale viviamo. Personalmente, sempre insoddisfatto di se stesso, procedeva alla ricerca di nuove forme, di modi nuovi, di mondi diversi. La morte immatura ha fermato questo suo continuo "divenire"."
Umberto Fregosi - 1982
" Guidi afferma nel transeunte qualche elemento della continuità di noi....E se scultura è prima di tutto senso del durare, incontro tra noi e la natura, solidificazione dell'immagine semplice, ebbene sia detto chiaro che Ugo Guidi è uno scultore che conta, uno che riscatta la categoria dal ricatto del soprammobile di ieri e dal ferrovecchio di oggi, nel segno di una visione limpida e misurata per la quale si puň trovare una tradizione, non un facile riferimento."
Raffaele De Grada - 1963
".... pochi altri come Ugo Guidi hanno percepito tutta la primordiale religiosità della pietra."
Raffaele De Grada - 1963
" La forma in Guidi nasce con la stessa spontaneità che troviamo in natura"
Raffaele De Grada - 1963
"Anche per lui, a un certo punto, non per moda ma per esigenza interiore, il modulo arcaico, la lettura cioè del "primitivo" romanico o protogotico ha voluto dire lo svincolo dal canone della proporzione accademica in vista di un'ipotesi di purezza formale capace di combinare bisogno di astrazione (o trasfigurazione geometrica) e rapporto intimo con la realtà delle cose. Da questa posizione Guidi ha tenacemente lavorato a crearsi un proprio linguaggio evolvendo via via i mezzi espressivi senza abiure stentoree ma piuttosto attraverso riflessive correzioni, riassetti sintattici, mutamenti formali, operando con una componente sperimentale alla ricerca di nuovi modi che non contraddicessero a un'idea di continuità sostanziale per lui irrinunciabile......... Voglio dire, insomma che la sua facoltà d'invenzione plastica, stimolata dalla fantasia a contatto con la cosa nella sua realtà, aspira a consolidarsi in un sottile equilibrio di misura reale, misura fantastica e illuminazione poetica........ Ha sempre preferito servirsi di un linguaggio sintetico che si affida ai volumi massicci, alle forme piene, abbreviate, rudi talvolta, intese a suggerire emozioni plastiche prima che a descrivere masse e nessi spaziali....... La forma larga, la linea dinamicamente ritmata, l'aperta sintassi dei volumi e dei piani, certi ricorrenti stilemi raggiungono una efficacia espressiva sobria, lontana da ogni pretesa oratoria, che ci restituiscono una figura d'artista non comune sul piano insieme estetico ed etico."
Massimo Carrà - 1982
" La sua umiltà che non era certo mancanza di consapevolezza del proprio valore, ma disponibilità piena a confrontarsi con le idee altrui, il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, conquistarono me come credo abbiano conquistato tutti coloro che con Ugo Guidi sono venuti a contatto."
Artemio Franchi - 1979
" Uno spirito di ricerca leggiamo nelle opere di Ugo Guidi, dalle sculture alle tempere, con l'aggregazione e successione di esperienze tenute lontane soltanto da una critica superficiale e riduttiva; da una costante figurazione, a raffinate immagini informali materiche sulla creta e gestuali sulle tempere, a momenti a tratti vivaci, all'ultimo drammatico periodo ricco di espressionismo scomposto; tutto collegato attraverso un filo di accurata gentilezza del tratto, mobilità nelle immagini, preziosismi nelle pietre più piccole, seppure assistiamo a sporadici ma significativi scontri con masse compatte e sbozzate nei punti più essenziali."
Andrea B. Del Guercio - 1979
" Mi ricordo di aver incontrato Guidi alla Galleria della Strozzina a Firenze a poco dopo la metà degli anni '50, dove teneva una mostra. E di lui conservo, più viva di ogni altra, l'immagine di un uomo schivo, che si muoveva leggero e riservato nello stesso tempo, lo si avvertiva, quanto mai intenso. E l'immagine dell'uomo corrispondeva ai pezzi che esponeva."
Renzo Federici - 1978
" Dire che Ugo Guidi era silenzioso, schivo, modesto è una sigla affettuosa ma imprecisa.
Egli era silenzioso perché i discorsi inutili lo annoiavano e non era facile stabilire un rapporto fuggevole, era schivo perché voleva difendere la sua vita privata, era modesto non perché non sapesse qual era il suo valore ma perché dovevano essere gli altri a scoprirlo. Per cui il concetto che io ho di Guidi è che fosse un timido abbastanza orgoglioso. E quando qualcuno si avvicinava a lui con sincero interesse arrossiva di piacere.
Quel suo viso asciutto, sensibile, e i suoi occhi celesti! Non ho fatto molti discorsi con lui ma negli ultimi tempi ci eravamo avvicinati: il mio amore alla poesia mi aveva valorizzata e da parte mia cominciavo a capirlo mentre prima soltanto lo sentivo.
Quando si rivelò pittore moderno con le sue straziate tempere del "Grido" rimasi impressionata.
Dove aveva preso quel segno libero e spezzato, qual colore d'angoscia? Certo dal suo soffrire.
Perché fino a qual momento la vita di Ugo era stata dolce e senza scosse benché faticosa, fra due sponde sicure: il lavoro e la famiglia - sebbene il lavoro dell'artista non sia mai senza dramma.
Pochi e distratti si fermano sulla sua soglia, a capire la sua fatica di vedere, amare, tradurre un'opera tentando ogni materia con pazienza, con brivido, finché il lavoro esce dalla sua placenta.
E' un parto che dura tutta la vita.
Per un destino avverso, Guidi non ha potuto godere quanto meritava: il consenso pieno che dà sicurezza e soddisfazione, anche se i suoi estimatori lo condussero fuori dai limiti della provincia così difficili da varcare. Oggi, nel nostro giubilo di riscoprirlo, c'è il dolore di non vederlo fra noi."
Magda De Grada - 1978
".... i piani si sovrappongono l'uno sull'altro, gli spazi pieni e vuoti, le crepe e le asperità di una natura fossile, quasi primordiale, dalle quali affiora, comunque la figura umana, la fragile farfalla, la donna che malinconicamente guarda la luna ("un altro mito caduto" disse Guidi, quando vi approdarono gli astronauti) o la gentile figura della ballerina."
Stefano Francolini - 1978
" Guidi è di quegli scultori cui piace conquistare con fatica la meta, di quegli scultori che non accettano compromessi con programmi, correnti, movimenti. Egli, evidentemente, cerca il contatto con le cose e conserva in questa sua attitudine una integrezza di carattere che sinceramente gli ammiro."
Pier Carlo Santini - 1956
" Mi meraviglio di quest'uomo mite che ha modellato e scolpito tutte queste piccole furie scattanti, allucinate, indomabili. Uno spaccapietre nel senso antico, ma anche un favolista, uno che sa comunicare alla materia una sua dolcezza disperata e rabbiosa, elementare ma piena di riflessi intimi."
Raffaele Carrieri - 1972
".... Forma e materia finiscono così in lui col prendere davvero il senso millenario delle cose, un senso tutto rinnovato e ricreato in una tensione emotiva a grande livello."
Umberto Baldini - 1977
".... Fin da giovanissimo la sbozzatura e la levigatura dei marmi, la traduzione dell'idea disegnata in forma di scultura, non avevano segreti per lui. C'era quindi tutto il tempo per affermare le novità dell'ispirazione e i tempi nelle estati (ma poi soprattutto negli inverni) di Forte dei Marmi erano lunghi e Guidi non aveva fretta. Ma Guidi non si lasciava vivere e si impegnava a risolvere i suoi problemi. Il primo che egli si pose nella sua silenziosa operosità fu quello di superare la tradizione "marmorea" della scuola di Dazzi senza cadere nella trappola facile dei saltimbanchi della scultura che cambiano abito ad ogni stagione. L'intelligenza di Guidi affermò subito la connessione tra tecniche, materia e idea dell'immagine e la sua figurazione conquistò subito uno stile che lo raccomandò al ristretto gruppo di amici e che lo salvò dai pericoli della estemporaneità ormai dilagante.
....Egli certo ricerca fino agli anni Sessanta una sua personalità senza abbandonare (per comodità) una lettura figurativa della immagine.
....E' questo senso forte della plasticità che ha sorretto sempre, nel variare delle forme e degli stili, l'arte di Ugo Guidi che io ricordo nella sua gentilezza versiliese, tanto stimata da mia madre Magda, da mio padre, da Funi, da Ernesto Treccani e che Piero Santi ha saputo portare sulla scena delle arti dalla quale del resto lui, Piero, era tanto refrattario quanto Ugo Guidi.
Riconoscere oggi il talento e il valore di questo artista non è un dovere, è un piacere."
Raffaele De Grada - 1997
"....Ugo Guidi svolge una ricerca in più direzioni. La sua indagine sulle forme è collocabile in quella linea di tendenza che ha attraversato l'arte del nostro secolo guidata dalla necessità di una progressiva purificazione del linguaggio.
....Una ricerca orientata in tutte le direzioni, oscillante fra la volontà di un ritorno alla purezza del linguaggio arcaico, del recupero del cosiddetto "gusto dei primitivi", e la spinta verso nuove forme di essenzialità date dalla geometrizzazione e dall'astrazione.
....Unico dato costante e irrinunciabile della ricerca di un originale linguaggio espressivo è stato per Guidi il confronto con il dato reale e quand'anche l'astrazione e la geometrizzazione hanno dominato le sue creazioni esse sono rimaste frutto di stilizzazioni di elementi tratti dalla realtà.
....spesso in bilico fra l'astratto e l'informale ma senza che mai l'artista si sia lasciato coinvolgere interamente o dal puro gusto della materia o dal puro sovrapporsi di linee e volumi, anzi è sempre stato fondamentale per Guidi che nell'osservatore si compisse quel processo di riconoscibilità del soggetto che sottendeva ogni sua creazione.
....Questo naturalmente non significa che la bravura o la maestria di Guidi sia stata il liberarsi progressivamente del dettaglio figurativo per raggiungere l'astrazione, si tratta invece di tenere conto che dietro ogni creazione artistica vi è uno studio lungo e attento delle linee e dei volumi che compongono un'immagine e che ogni volta l'artista compie una scelta di rappresentazione, quella che più sollecita la sua scoperta e la sua indagine sul visibile.
....I metodi di esecuzione delle sculture piccole si ripropongono tali e quali a dimensione monumentale, la sperimentazione di Guidi si svolgeva non solo a tutto campo e su tutti i materiali ma anche tenendo conto delle diverse funzioni che poteva assumere l'opera a seconda del contesto in cui si andava ad inserire, la piccola scultura a visione domestica e la grande scultura a dimensione urbana, ambientata all'aperto.
....Ugo Guidi con le Figure totemiche si emancipa da quella sorta di dialogo alla pari che fino ad ora aveva intrattenuto con la materia, si sottrae ai suoi suggerimenti per creare egli stesso la pietra e quello che dentro di essa potrebbe nascondersi. La nuova avventura artistica che aveva intrapreso passati i sessant'anni- purtroppo interrotta dalla sua scomparsa- è manifestazione di quanto ancora avesse energia e della sua volontà inarrestabile di lanciarsi in un ennesimo esperimento per disvelare e appropriarsi del mistero della creazione."
Antonella Serafini - 1997
Pier Carlo Santini - 1982
"....ci accomunavano doti di carattere spirituale: riservatezza, timidità spontaneità.... Era riservato, timido, schivo: non poteva certamente "far carriera" come si dice. E ciò è un gran merito.
Amava la sua professione e la sua Scuola e ai suoi allievi ha dato qualcosa di più che un semplice insegnamento scolastico: l'amore per l'arte, la libertà di espressione, l'indirizzo alla ricerca di vie espressive diverse che meglio riflettessero il mondo nel quale viviamo. Personalmente, sempre insoddisfatto di se stesso, procedeva alla ricerca di nuove forme, di modi nuovi, di mondi diversi. La morte immatura ha fermato questo suo continuo "divenire"."
Umberto Fregosi - 1982
" Guidi afferma nel transeunte qualche elemento della continuità di noi....E se scultura è prima di tutto senso del durare, incontro tra noi e la natura, solidificazione dell'immagine semplice, ebbene sia detto chiaro che Ugo Guidi è uno scultore che conta, uno che riscatta la categoria dal ricatto del soprammobile di ieri e dal ferrovecchio di oggi, nel segno di una visione limpida e misurata per la quale si puň trovare una tradizione, non un facile riferimento."
Raffaele De Grada - 1963
".... pochi altri come Ugo Guidi hanno percepito tutta la primordiale religiosità della pietra."
Raffaele De Grada - 1963
" La forma in Guidi nasce con la stessa spontaneità che troviamo in natura"
Raffaele De Grada - 1963
"Anche per lui, a un certo punto, non per moda ma per esigenza interiore, il modulo arcaico, la lettura cioè del "primitivo" romanico o protogotico ha voluto dire lo svincolo dal canone della proporzione accademica in vista di un'ipotesi di purezza formale capace di combinare bisogno di astrazione (o trasfigurazione geometrica) e rapporto intimo con la realtà delle cose. Da questa posizione Guidi ha tenacemente lavorato a crearsi un proprio linguaggio evolvendo via via i mezzi espressivi senza abiure stentoree ma piuttosto attraverso riflessive correzioni, riassetti sintattici, mutamenti formali, operando con una componente sperimentale alla ricerca di nuovi modi che non contraddicessero a un'idea di continuità sostanziale per lui irrinunciabile......... Voglio dire, insomma che la sua facoltà d'invenzione plastica, stimolata dalla fantasia a contatto con la cosa nella sua realtà, aspira a consolidarsi in un sottile equilibrio di misura reale, misura fantastica e illuminazione poetica........ Ha sempre preferito servirsi di un linguaggio sintetico che si affida ai volumi massicci, alle forme piene, abbreviate, rudi talvolta, intese a suggerire emozioni plastiche prima che a descrivere masse e nessi spaziali....... La forma larga, la linea dinamicamente ritmata, l'aperta sintassi dei volumi e dei piani, certi ricorrenti stilemi raggiungono una efficacia espressiva sobria, lontana da ogni pretesa oratoria, che ci restituiscono una figura d'artista non comune sul piano insieme estetico ed etico."
Massimo Carrà - 1982
" La sua umiltà che non era certo mancanza di consapevolezza del proprio valore, ma disponibilità piena a confrontarsi con le idee altrui, il suo entusiasmo, la sua voglia di fare, conquistarono me come credo abbiano conquistato tutti coloro che con Ugo Guidi sono venuti a contatto."
Artemio Franchi - 1979
" Uno spirito di ricerca leggiamo nelle opere di Ugo Guidi, dalle sculture alle tempere, con l'aggregazione e successione di esperienze tenute lontane soltanto da una critica superficiale e riduttiva; da una costante figurazione, a raffinate immagini informali materiche sulla creta e gestuali sulle tempere, a momenti a tratti vivaci, all'ultimo drammatico periodo ricco di espressionismo scomposto; tutto collegato attraverso un filo di accurata gentilezza del tratto, mobilità nelle immagini, preziosismi nelle pietre più piccole, seppure assistiamo a sporadici ma significativi scontri con masse compatte e sbozzate nei punti più essenziali."
Andrea B. Del Guercio - 1979
" Mi ricordo di aver incontrato Guidi alla Galleria della Strozzina a Firenze a poco dopo la metà degli anni '50, dove teneva una mostra. E di lui conservo, più viva di ogni altra, l'immagine di un uomo schivo, che si muoveva leggero e riservato nello stesso tempo, lo si avvertiva, quanto mai intenso. E l'immagine dell'uomo corrispondeva ai pezzi che esponeva."
Renzo Federici - 1978
" Dire che Ugo Guidi era silenzioso, schivo, modesto è una sigla affettuosa ma imprecisa.
Egli era silenzioso perché i discorsi inutili lo annoiavano e non era facile stabilire un rapporto fuggevole, era schivo perché voleva difendere la sua vita privata, era modesto non perché non sapesse qual era il suo valore ma perché dovevano essere gli altri a scoprirlo. Per cui il concetto che io ho di Guidi è che fosse un timido abbastanza orgoglioso. E quando qualcuno si avvicinava a lui con sincero interesse arrossiva di piacere.
Quel suo viso asciutto, sensibile, e i suoi occhi celesti! Non ho fatto molti discorsi con lui ma negli ultimi tempi ci eravamo avvicinati: il mio amore alla poesia mi aveva valorizzata e da parte mia cominciavo a capirlo mentre prima soltanto lo sentivo.
Quando si rivelò pittore moderno con le sue straziate tempere del "Grido" rimasi impressionata.
Dove aveva preso quel segno libero e spezzato, qual colore d'angoscia? Certo dal suo soffrire.
Perché fino a qual momento la vita di Ugo era stata dolce e senza scosse benché faticosa, fra due sponde sicure: il lavoro e la famiglia - sebbene il lavoro dell'artista non sia mai senza dramma.
Pochi e distratti si fermano sulla sua soglia, a capire la sua fatica di vedere, amare, tradurre un'opera tentando ogni materia con pazienza, con brivido, finché il lavoro esce dalla sua placenta.
E' un parto che dura tutta la vita.
Per un destino avverso, Guidi non ha potuto godere quanto meritava: il consenso pieno che dà sicurezza e soddisfazione, anche se i suoi estimatori lo condussero fuori dai limiti della provincia così difficili da varcare. Oggi, nel nostro giubilo di riscoprirlo, c'è il dolore di non vederlo fra noi."
Magda De Grada - 1978
".... i piani si sovrappongono l'uno sull'altro, gli spazi pieni e vuoti, le crepe e le asperità di una natura fossile, quasi primordiale, dalle quali affiora, comunque la figura umana, la fragile farfalla, la donna che malinconicamente guarda la luna ("un altro mito caduto" disse Guidi, quando vi approdarono gli astronauti) o la gentile figura della ballerina."
Stefano Francolini - 1978
" Guidi è di quegli scultori cui piace conquistare con fatica la meta, di quegli scultori che non accettano compromessi con programmi, correnti, movimenti. Egli, evidentemente, cerca il contatto con le cose e conserva in questa sua attitudine una integrezza di carattere che sinceramente gli ammiro."
Pier Carlo Santini - 1956
" Mi meraviglio di quest'uomo mite che ha modellato e scolpito tutte queste piccole furie scattanti, allucinate, indomabili. Uno spaccapietre nel senso antico, ma anche un favolista, uno che sa comunicare alla materia una sua dolcezza disperata e rabbiosa, elementare ma piena di riflessi intimi."
Raffaele Carrieri - 1972
".... Forma e materia finiscono così in lui col prendere davvero il senso millenario delle cose, un senso tutto rinnovato e ricreato in una tensione emotiva a grande livello."
Umberto Baldini - 1977
".... Fin da giovanissimo la sbozzatura e la levigatura dei marmi, la traduzione dell'idea disegnata in forma di scultura, non avevano segreti per lui. C'era quindi tutto il tempo per affermare le novità dell'ispirazione e i tempi nelle estati (ma poi soprattutto negli inverni) di Forte dei Marmi erano lunghi e Guidi non aveva fretta. Ma Guidi non si lasciava vivere e si impegnava a risolvere i suoi problemi. Il primo che egli si pose nella sua silenziosa operosità fu quello di superare la tradizione "marmorea" della scuola di Dazzi senza cadere nella trappola facile dei saltimbanchi della scultura che cambiano abito ad ogni stagione. L'intelligenza di Guidi affermò subito la connessione tra tecniche, materia e idea dell'immagine e la sua figurazione conquistò subito uno stile che lo raccomandò al ristretto gruppo di amici e che lo salvò dai pericoli della estemporaneità ormai dilagante.
....Egli certo ricerca fino agli anni Sessanta una sua personalità senza abbandonare (per comodità) una lettura figurativa della immagine.
....E' questo senso forte della plasticità che ha sorretto sempre, nel variare delle forme e degli stili, l'arte di Ugo Guidi che io ricordo nella sua gentilezza versiliese, tanto stimata da mia madre Magda, da mio padre, da Funi, da Ernesto Treccani e che Piero Santi ha saputo portare sulla scena delle arti dalla quale del resto lui, Piero, era tanto refrattario quanto Ugo Guidi.
Riconoscere oggi il talento e il valore di questo artista non è un dovere, è un piacere."
Raffaele De Grada - 1997
"....Ugo Guidi svolge una ricerca in più direzioni. La sua indagine sulle forme è collocabile in quella linea di tendenza che ha attraversato l'arte del nostro secolo guidata dalla necessità di una progressiva purificazione del linguaggio.
....Una ricerca orientata in tutte le direzioni, oscillante fra la volontà di un ritorno alla purezza del linguaggio arcaico, del recupero del cosiddetto "gusto dei primitivi", e la spinta verso nuove forme di essenzialità date dalla geometrizzazione e dall'astrazione.
....Unico dato costante e irrinunciabile della ricerca di un originale linguaggio espressivo è stato per Guidi il confronto con il dato reale e quand'anche l'astrazione e la geometrizzazione hanno dominato le sue creazioni esse sono rimaste frutto di stilizzazioni di elementi tratti dalla realtà.
....spesso in bilico fra l'astratto e l'informale ma senza che mai l'artista si sia lasciato coinvolgere interamente o dal puro gusto della materia o dal puro sovrapporsi di linee e volumi, anzi è sempre stato fondamentale per Guidi che nell'osservatore si compisse quel processo di riconoscibilità del soggetto che sottendeva ogni sua creazione.
....Questo naturalmente non significa che la bravura o la maestria di Guidi sia stata il liberarsi progressivamente del dettaglio figurativo per raggiungere l'astrazione, si tratta invece di tenere conto che dietro ogni creazione artistica vi è uno studio lungo e attento delle linee e dei volumi che compongono un'immagine e che ogni volta l'artista compie una scelta di rappresentazione, quella che più sollecita la sua scoperta e la sua indagine sul visibile.
....I metodi di esecuzione delle sculture piccole si ripropongono tali e quali a dimensione monumentale, la sperimentazione di Guidi si svolgeva non solo a tutto campo e su tutti i materiali ma anche tenendo conto delle diverse funzioni che poteva assumere l'opera a seconda del contesto in cui si andava ad inserire, la piccola scultura a visione domestica e la grande scultura a dimensione urbana, ambientata all'aperto.
....Ugo Guidi con le Figure totemiche si emancipa da quella sorta di dialogo alla pari che fino ad ora aveva intrattenuto con la materia, si sottrae ai suoi suggerimenti per creare egli stesso la pietra e quello che dentro di essa potrebbe nascondersi. La nuova avventura artistica che aveva intrapreso passati i sessant'anni- purtroppo interrotta dalla sua scomparsa- è manifestazione di quanto ancora avesse energia e della sua volontà inarrestabile di lanciarsi in un ennesimo esperimento per disvelare e appropriarsi del mistero della creazione."
Antonella Serafini - 1997
ALTRO
La migliore critica nazionale ha recensito positivamente la sua opera.
Sue opere si trovano presso numerose collezioni private e presso i Comuni di Firenze, Colle Val D'Elsa, Carpi, Pontremoli, Forte dei Marmi, nella Chiesa di S. Antonio a Viareggio, nella Chiesa di S. Teresa del Bambin Gesù a Cosenza, nelle Federazioni Calcio di Italia, Grecia, Spagna, Olanda, Belgio, ex Jugoslavia; nel Museo dello Sport di Barcellona, nella Collezione del Consejo Superior de Deportes di Madrid, nella Galleria dell'Accademia di Belle Arti di Carrara, nella Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, nella Modern Gallery di New York -N.Y. (USA), nella Collezione degli Autoritratti degli Uffizi di Firenze, nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna Valle Giulia di Roma, nel Palazzo degli Studi di Sarzana, nel Museo d'Arte Contemporanea di Santiago del Cile,nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze, nella Scuola Media "Ugo Guidi" di Forte dei Marmi, nel Museo dei Bozzetti di Pietrasanta. Da una sua opera è tratto il Monumento all'Alpino a Pozzi di Seravezza.
Numerosi omaggi postumi alla sua arte si sono tenuti a Lorenzago di Cadore, a Stia (Arezzo), a San Carlo (Massa), a Seravezza, a Firenze nella XII Mostra Arte e Sport, a Massarosa, alla Marguttiana di Forte dei Marmi, in riviste e libri d'arte, poesie e opere di altri artisti (Achille Funi realizza la tela “Daphne” riproducendo una sua scultura).
Due tesi di storia dell'arte sono state fatte sull'opera di Ugo Guidi nel 1977 e nel 2001.
Le principali mostre retrospettive sono state realizzate nel 1978 dal Comune di Forte dei Marmi con la pubblicazione della "Tavola Rotonda per Ugo Guidi", dal Comune di Colle Val D'Elsa (Siena); nel 1979 dal XXVIII Premio Bancarella a Pontremoli (Massa- Carrara), dal Comune di Firenze, Regione Toscana ed Ente Turismo nel 1979-80; nel 1981 dal Comune di Seravezza con tavola rotonda "Ugo Guidi: una vita per l'arte" e dai Comuni di Massa, Carrara, e Aziende Soggiorno di Marina di Massa e Marina di Carrara; nel 1982 dall'Accademia di Belle Arti di Carrara, dal Comune di Carpi (Modena); nel 1988 dalla Fondazione Corrente di Milano, nel 1997 dai Comuni di Forte dei Marmi e Pietrasanta con la Galleria D'Arte Moderna di Forte dei Marmi e il Museo dei Bozzetti di Pietrasanta, nel 2002 dalla Galleria D'Arte Moderna di Forte dei Marmi con un volume riproducente le opere collocate presso ist ituzioni pubbliche.
Nel 1982 la sanguigna riproducente l’autoritratto entra nella Collezione degli Autoritratti della Galleria degli Uffizi di Firenze (Inv.1890, n.9662), donata dalla moglie Giuliana.
Nel 1983 gli è stata intitolata la Scuola Media di Forte dei Marmi, dove si trova una sua opera monumentale.
Dal 1993 una sua opera bronzea è assegnata al vincitore del Premio Internazionale della Satira Politica di Forte dei Marmi: P. Villaggio (Attore), Tim (Francia), Pancho (Francia), Rius (Messico), Kal (Usa), Pétillon (Francia), Francia (Giornalista), Mac Nelly (Usa), B. Severgnini (Scrittore), Heng Kim Song (Singapore), al giornale satirico Private Eye (Inghilterra), F.Ceccarelli (Giornalista La Stampa), M. Feltri (Giornalista Il Foglio),Dino Risi (Regista).
In occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Forte dei Marmi nel 1997 a Piero Bigongiari, Massimo Carrà ed Ernesto Treccani, sono consegnate loro opere litografiche di Ugo Guidi.
Nel 1998 i figli, su desiderio della moglie Giuliana Iacometti, donano al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi di Firenze 100 disegni, così che possano testimoniare lo sviluppo della concezione artistica dell’artista dal 1944, la produzione degli anni precedenti è andata persa durante il conflitto bellico, al 1977 (Inv. G.D.S.U. dal n.117711 al n.117810).
Nel 2000 il Premio alla Cultura del Premio Nazionale di Poesia "San Domenichino" di Marina di Massa, consistente in un'opera in bronzo, è assegnato a Rita Levi Montalcini, e nel 2001 a Giorgio Albertazzi.
Nel 2002 in occasione dei Campionati del Mondo di Calcio tre sculture a soggetto sportivo sono selezionate per la mostra “Appunti allo Stadio “ promossa dal Ministero degli Esteri, tramite la Galleria d'Arte Moderna di Roma, e sono esposte in anteprima a Roma, nel Palazzo delle Esposizioni, e successivamente per tutta la durata del Campionato del Mondo al Seoul Arts Center di Seul in Corea del Sud, successivamente viene richiesta della Turchia al Museo Sabanci di Istanbul,.
Il Comune di Forte dei Marmi provvede alla pubblicazione dell’opera grafica e scultorea, comprendente alcuni dei cento disegni degli Uffizi di Firenze e opere presenti in collezioni pubbliche e private.
Il Premio Nazionale Sportivo “Torre di Castruccio” dedica uno spazio per la proiezione di opere scultoree e grafiche con soggetto sportivo, spazio analogo gli è riservato dal Premio Nazionale Culturale “ Torre di Castruccio”, in occasione del quale è consegnata al figlio una medaglia dell’Azienda Promozione Turismo come riconoscimento del valore dell’opera di Ugo Guidi.
L’opera “Figura femminile” del 1961, fusa in bronzo lucido, viene consegnata ogni anno alle vincitrici del Premio Nazionale “Foemina d’oro”, essendone diventata il logo dal 2002.
Nel dicembre, promossa da Italia Nostra e col patrocinio della Provincia di Massa - Carrara, è organizzata la conferenza nel Palazzo Ducale di Massa, “Ugo Guidi scultore. La donna, la sua femminilità, la maternità”, a cura di Enrica Frediani, con interventi di Giuseppe De Juliis, Imo Furfori e Vittorio Guidi.
Nel 2003 in occasione del centenario dell’acquisizione di Villa Borghese da parte del Comune di Roma tre sue sculture sono selezionate per l’esposizione di opere riguardanti il cavallo nell’arte, col titolo “L’archetipo e l’immagine” nel Museo Canonica, curatrice Bruna Condoleo, catalogo De Luca Editore.
Per il successo ottenuto dalla mostra promossa dal Ministero degli Esteri in occasione dei Campionati del Mondo di Calcio di Corea e Giappone del 2002 questa è richiesta dagli Istituti di Cultura Italiani all’estero ed è riproposta in una forma più selezionata nel 2004 col titolo “Appunti allo Stadio – L’arte del goal” in un tour in America del Sud in Argentina a Buenos Aires e Cordoba, a Santiago del Cile, in Uruguay a Montevideo ed in Perù a Lima.
Nel 2005 in occasione di "Amico Museo - Visite di Primavera", la regione Toscana, Toscana Musei, Province di Lucca e Massa Carrara e Comune di Forte dei Marmi promuovono l'apertura come museo della casa-atelier di Ugo Guidi a Forte dei Marmi, la quale viene aperta per la prima volta al pubblico dal 23 aprile all'8 maggio. Provincia di Lucca e Azienda Promozione Turismo della Versilia inseriscono la casa-museo nell'elenco dei musei sempre visitabili su prenotazione.
Sue opere si trovano presso numerose collezioni private e presso i Comuni di Firenze, Colle Val D'Elsa, Carpi, Pontremoli, Forte dei Marmi, nella Chiesa di S. Antonio a Viareggio, nella Chiesa di S. Teresa del Bambin Gesù a Cosenza, nelle Federazioni Calcio di Italia, Grecia, Spagna, Olanda, Belgio, ex Jugoslavia; nel Museo dello Sport di Barcellona, nella Collezione del Consejo Superior de Deportes di Madrid, nella Galleria dell'Accademia di Belle Arti di Carrara, nella Galleria d'Arte Moderna di Palazzo Pitti a Firenze, nella Modern Gallery di New York -N.Y. (USA), nella Collezione degli Autoritratti degli Uffizi di Firenze, nella Galleria Nazionale d'Arte Moderna Valle Giulia di Roma, nel Palazzo degli Studi di Sarzana, nel Museo d'Arte Contemporanea di Santiago del Cile,nel Gabinetto Disegni e Stampe degli Uffizi di Firenze, nella Scuola Media "Ugo Guidi" di Forte dei Marmi, nel Museo dei Bozzetti di Pietrasanta. Da una sua opera è tratto il Monumento all'Alpino a Pozzi di Seravezza.
Numerosi omaggi postumi alla sua arte si sono tenuti a Lorenzago di Cadore, a Stia (Arezzo), a San Carlo (Massa), a Seravezza, a Firenze nella XII Mostra Arte e Sport, a Massarosa, alla Marguttiana di Forte dei Marmi, in riviste e libri d'arte, poesie e opere di altri artisti (Achille Funi realizza la tela “Daphne” riproducendo una sua scultura).
Due tesi di storia dell'arte sono state fatte sull'opera di Ugo Guidi nel 1977 e nel 2001.
Le principali mostre retrospettive sono state realizzate nel 1978 dal Comune di Forte dei Marmi con la pubblicazione della "Tavola Rotonda per Ugo Guidi", dal Comune di Colle Val D'Elsa (Siena); nel 1979 dal XXVIII Premio Bancarella a Pontremoli (Massa- Carrara), dal Comune di Firenze, Regione Toscana ed Ente Turismo nel 1979-80; nel 1981 dal Comune di Seravezza con tavola rotonda "Ugo Guidi: una vita per l'arte" e dai Comuni di Massa, Carrara, e Aziende Soggiorno di Marina di Massa e Marina di Carrara; nel 1982 dall'Accademia di Belle Arti di Carrara, dal Comune di Carpi (Modena); nel 1988 dalla Fondazione Corrente di Milano, nel 1997 dai Comuni di Forte dei Marmi e Pietrasanta con la Galleria D'Arte Moderna di Forte dei Marmi e il Museo dei Bozzetti di Pietrasanta, nel 2002 dalla Galleria D'Arte Moderna di Forte dei Marmi con un volume riproducente le opere collocate presso ist ituzioni pubbliche.
Nel 1982 la sanguigna riproducente l’autoritratto entra nella Collezione degli Autoritratti della Galleria degli Uffizi di Firenze (Inv.1890, n.9662), donata dalla moglie Giuliana.
Nel 1983 gli è stata intitolata la Scuola Media di Forte dei Marmi, dove si trova una sua opera monumentale.
Dal 1993 una sua opera bronzea è assegnata al vincitore del Premio Internazionale della Satira Politica di Forte dei Marmi: P. Villaggio (Attore), Tim (Francia), Pancho (Francia), Rius (Messico), Kal (Usa), Pétillon (Francia), Francia (Giornalista), Mac Nelly (Usa), B. Severgnini (Scrittore), Heng Kim Song (Singapore), al giornale satirico Private Eye (Inghilterra), F.Ceccarelli (Giornalista La Stampa), M. Feltri (Giornalista Il Foglio),Dino Risi (Regista).
In occasione del conferimento della cittadinanza onoraria di Forte dei Marmi nel 1997 a Piero Bigongiari, Massimo Carrà ed Ernesto Treccani, sono consegnate loro opere litografiche di Ugo Guidi.
Nel 1998 i figli, su desiderio della moglie Giuliana Iacometti, donano al Gabinetto dei Disegni e delle Stampe degli Uffizi di Firenze 100 disegni, così che possano testimoniare lo sviluppo della concezione artistica dell’artista dal 1944, la produzione degli anni precedenti è andata persa durante il conflitto bellico, al 1977 (Inv. G.D.S.U. dal n.117711 al n.117810).
Nel 2000 il Premio alla Cultura del Premio Nazionale di Poesia "San Domenichino" di Marina di Massa, consistente in un'opera in bronzo, è assegnato a Rita Levi Montalcini, e nel 2001 a Giorgio Albertazzi.
Nel 2002 in occasione dei Campionati del Mondo di Calcio tre sculture a soggetto sportivo sono selezionate per la mostra “Appunti allo Stadio “ promossa dal Ministero degli Esteri, tramite la Galleria d'Arte Moderna di Roma, e sono esposte in anteprima a Roma, nel Palazzo delle Esposizioni, e successivamente per tutta la durata del Campionato del Mondo al Seoul Arts Center di Seul in Corea del Sud, successivamente viene richiesta della Turchia al Museo Sabanci di Istanbul,.
Il Comune di Forte dei Marmi provvede alla pubblicazione dell’opera grafica e scultorea, comprendente alcuni dei cento disegni degli Uffizi di Firenze e opere presenti in collezioni pubbliche e private.
Il Premio Nazionale Sportivo “Torre di Castruccio” dedica uno spazio per la proiezione di opere scultoree e grafiche con soggetto sportivo, spazio analogo gli è riservato dal Premio Nazionale Culturale “ Torre di Castruccio”, in occasione del quale è consegnata al figlio una medaglia dell’Azienda Promozione Turismo come riconoscimento del valore dell’opera di Ugo Guidi.
L’opera “Figura femminile” del 1961, fusa in bronzo lucido, viene consegnata ogni anno alle vincitrici del Premio Nazionale “Foemina d’oro”, essendone diventata il logo dal 2002.
Nel dicembre, promossa da Italia Nostra e col patrocinio della Provincia di Massa - Carrara, è organizzata la conferenza nel Palazzo Ducale di Massa, “Ugo Guidi scultore. La donna, la sua femminilità, la maternità”, a cura di Enrica Frediani, con interventi di Giuseppe De Juliis, Imo Furfori e Vittorio Guidi.
Nel 2003 in occasione del centenario dell’acquisizione di Villa Borghese da parte del Comune di Roma tre sue sculture sono selezionate per l’esposizione di opere riguardanti il cavallo nell’arte, col titolo “L’archetipo e l’immagine” nel Museo Canonica, curatrice Bruna Condoleo, catalogo De Luca Editore.
Per il successo ottenuto dalla mostra promossa dal Ministero degli Esteri in occasione dei Campionati del Mondo di Calcio di Corea e Giappone del 2002 questa è richiesta dagli Istituti di Cultura Italiani all’estero ed è riproposta in una forma più selezionata nel 2004 col titolo “Appunti allo Stadio – L’arte del goal” in un tour in America del Sud in Argentina a Buenos Aires e Cordoba, a Santiago del Cile, in Uruguay a Montevideo ed in Perù a Lima.
Nel 2005 in occasione di "Amico Museo - Visite di Primavera", la regione Toscana, Toscana Musei, Province di Lucca e Massa Carrara e Comune di Forte dei Marmi promuovono l'apertura come museo della casa-atelier di Ugo Guidi a Forte dei Marmi, la quale viene aperta per la prima volta al pubblico dal 23 aprile all'8 maggio. Provincia di Lucca e Azienda Promozione Turismo della Versilia inseriscono la casa-museo nell'elenco dei musei sempre visitabili su prenotazione.
BIBLIOGRAFIA
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Piero Santi, Ugo Guidi, Galleria L’Indiano, Firenze, 1958
Umberto Baldini, Ugo Guidi, Galleria L’Indiano, Firenze, 1960
Michelangelo Masciotta, Ugo Guidi, Galleria L’Indiano, Firenze, 1962
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Raffaele De Grada, Ugo Guidi, Galleria L’Indiano, Milano, 1963
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Novembre 1969 Roberto Coppini, 20 tempere di Ugo Guidi, Galleria L’Indiano, Firenze, 1971
Umberto Baldini, Piero Santi, Ugo Guidi, Comune di Forte dei Marmi, 1972
Raffaele De Grada, Guidi, un domatore della pietra, “ Giorni Vie Nuove”, 23 agosto 1972
Raffaele Carrieri, Terracotta o cemento, tutto serve a Guidi per fare scultura, “Epoca”, 8 ottobre 1972
Mario De Micheli, 21 disegni di Ugo Guidi, Galleria L’Indiano, Firenze, 1973
Giuseppe Nicoletti, 33 tempere di Ugo Guidi, Galleria L’Indiano, Firenze, 1974
Mimmo Dabbrescia, Uomini e Arte, Milano, 1977
Piero Santi, Andrea B. Del Guercio, Stefano Francolini, Ugo Guidi, Galleria Comunale di Forte dei Marmi, 1978
Isabella Raffo, Ugo Guidi, Tesi di Storia dell’Arte, Accademia di Belle Arti, Carrara, 1978
Tommaso Paloscia, Riesame della scultura di Ugo Guidi, “La Nazione”, Firenze, 26 luglio 1978
John Hart, Ugo Guidi: sculptor too warm-hearted for marble, “Daily American”, Roma, 13 agosto 1978
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Magda De Grada, Stefano Francolini, Ugo Guidi, Colle Val D’Elsa, 1978
Dario Micacchi, Ugo Guidi o della continuità della tensione umana nello spazio, Chiostro delle Oblate, Firenze, 1979-80
Renzo Federici, La quiete di Ugo Guidi, “Paese Sera”, Firenze, 5 dicembre 1979
Tommaso Paloscia, Rileggere la scultura di Guidi, “La Nazione”, Firenze, 5 dicembre 1979
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Giordano Goggioli, Lo sport di Ugo Guidi, La Vecchia Farmacia, Forte dei Marmi, 1982
Massimo Carrà, Sculture di Ugo Guidi, Castello dei Pio, Carpi, 1982
Lodovico Geirut, La Versilia e l’Arte, 1993
Antonella Serafini, Raffaele De Grada, Vittorio Guidi, Ugo Guidi Scultura e Grafica, Chiostro di S.Agostino, Pietrasanta, Piazza H. Moore, Forte dei Marmi, 1997
Marzio Dall’Acqua, Ugo Guidi scultore, Edizioni Italgraf, Rubiera, 1997
Luca Mori, Ugo Guidi, Tesi di Scultura, Accademia di Belle Arti, Carrara, 2001
Stefano Francolini, Anna Maria Petrioli, Anna Vittoria Laghi, Il segno, la materia, la forma: l’arte dello scultore Ugo Guidi, Pacini Editore, Pisa, 2002
Enrica Frediani, Una casa-museo a due passi dal mare, brochure apertura museo Ugo Guidi, Forte dei Marmi, Aprile 2005.
Federica Forti, Casa d’artista: L’atelier di Ugo Guidi a Forte dei Marmi, Tesi di Laurea in Museologia, Università di Firenze, Firenze, 2006.
Alessandra Fròsini, Ugo Guidi: Opere 1969 – 1977, Gipsoteca L. Andreotti, Pescia, 2007.
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